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8) Falerno del Massico
Apprezzato fin dallantichità, gli antichi romani usavano conservarlo
in anfore da tappi chiusi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano
lorigine e lannata. Il vino Falerno, è oggi una delle perle della enologia
italiana. Dal sapore pieno, elegante, nei tipi rossi, ottenuto da uve Aglianico e
Primitivo, fresco e aromatico, nel tipo bianco, derivante da uve Falangina, esso è
prodotto in unarea limitata di 5 comuni tutti in provincia di Caserta 9) Fiano di Avellino
Si tratta di un prodotto di grande rilievo per lenologia italiana.
Ottenuto dal vitigno omonimo conosciuto nellantichità come Vitis APIANA, che deriva
da Ape, particolarmente attratta dalla soave dolcezza di questuva. Questo vino si
presenta con caratteristiche aromatiche definite ed inconfondibili, con sentori di
mandorle tostate. La zona di produzione comprende ventisei comuni localizzati nel cuore
della provincia di Avellino tutti vocati per questa coltura.
10)
Galluccio
La zona di produzione del Galluccio comprende cinque comunni dominati dal
vulcano spento di Roccamonfina che, con la sua attività eruttiva, ha reso i terreni, per
struttura e composizione, particolarmente vocati alla coltivazione dei vitigni, inoltre la
ricchezza di micro elementi, di potassio dei depositi lavici, conferiscono alle uve, e
dunque ai vini, profumi intensi e delicati. La base ampelografica è costituita da vitigni
autoctoni di grande pregio, come laglianico per i vini rossi e rosato, la falanghina
per i vini di tipo bianco.
11) Graco
di Tufo
Il Grecoè uno dei più antichi vitigni italici, lo testimonia la sua
presenza in un affresco, in Pompei che risale ad un secolo Avanti Cristo. Si tratta di un
vino dalla tipicità ineguagliabile con profumi che ricordano la pesca e la mandorla
amara, affermato in tutto il mondo. E prodotto in un area limitata, estremamente
vocata che comprende otto comuni tutti della provincia di Avellino. Si ottiene dalle uve
dellantico vitigno greco lAmineGemina, importata dalla Tassaglia
dallantico popolo dei Pelasgi, prima delle cristiana.
12)
Guardiolo
La zona di produzione del Guardiolo include quattro comuni tutti intensamente
vitati, il cuore cioè della viticoltura sannita. I vigneti specializzati, condotti con
tecniche moderne, producono uve trasformate con impianti tecnologicamente avanzati tutto
ciò, fa di questo prodotto, un vino tra i più interessanti della viticoltura
beneventana. Nel disciplinare di produzione rientrano gli stessi vitigni della D.O.C.
Solopaca.
13) Ischia
Vino d.o.c. dal 1966 è tra i primi vini italiani a Denominazione
dOrigine Controllata. La zona di produzione coincide con i confini dellisola
dIschia dove la vite fù introdotta dagli antiche greci provenienti dalla Calcide.
Si tratta di una antica colonia greca, nota con il nome Petecusa., cioè Terra dei
vasai, produttori di anfore. In alcune aree la vite è allevata secondo forme
arcaiche, strettamente vincolate alla tradizione; si ottiene da uve Biancolella, Forastera
e Pere palammo allevate solo in Campania e sapientemente vinificate con tecnologie
moderne.
14)
Penisola Sorrentina
Dal 1994, le tre sottozone, Sorrento, Gragnano e Lettere, sono state riunite
nella Doc Penisola Sorrentina. Gragnano e Lettere, nella tipologia rosso frizzante ed
Sorrento, nella versione Bianco e Rosso. Il territorio relativo a tale denominazione
comprende il comune di Castellammare di Stabia, sale verso i Monti Lattari fino a
raggiungere il promontorio di Punta Campanella. Le varietà impegnate per la produzione
doc Gragnano e Lettere sono: piedirosso, scancinoso, aglianico, ed altri vitigni locali.
Infine per il bianco le varietà utilizzate sono falangina, biancolella, e/o greco
15) Sannio
Con il D.L. del 5/8/97 viene istituiti la d.o.c. Sannio Localizzata
interamente nel territorio beneventano. Laria di produzione è quella collinare, a
maggiore vocazione della provincia di Benevento. Nelle tipologie bianco, rosato, e rosso,
si prevedono gli stessi vitigni del Solopaca DOC.
16)
Sant Agata dei Goti
Questo vino è uno dei piccoli grandi vini di cui la Campania è ricca. Nasce
da unantica tradizione ed è ottenuto da vigneti ben esposti su terreni
particolarmente vocati. Nellarea del DOC SantAgata sono stati coltivati i
vitigni che hanno rappresentato la storia enologica della Campania: il greca, il
piedirosso, laglianico, la falanghina. Ed è proprio nei vigneti di questarea
che è avvenuta la riscoperta della falangina, vitigno autoctono che, malgrado la sua
storia antica era stato trascurato al punto di rischiare la sua scomparsa.
17)
Solopaca
Larea del DOC si estende nel beneventano e comprende i territori dei
comuni de i Cerreto Sannita, Melizzano e naturalmente Solopaca. La DOC prevede la versione
bianco e rossa. Il bianco è vinificato con falangina, malvasia di Candia, Coda di Volpe
ed altri vitigni locali. Il Rosso nasce da un uvaggio complesso che comprende Sangiovese,
Piedirosso, Aglianico, Sciascinoso ed altri vitigni tradizionali della zona.
18) Taburno
Da tredici Comuni collocati sulle pendici del monte Taburno, ricoperte da
vigneti ed oliveti, si ottengono questi vini di grande pregio. Sia la forma di
allevamento, che le tecniche di coltivazione, sono simili alla zona de1 Solopaca. Da
questultimo si differenzia la composizione ampelografica imperniata in particolare
su11aglianico per la produzione dei rossi. Inoltre i vini di questa doc comprendono
anche greco, falanghina,coda di volpe, per i bianchi.
19) Vesuvio
La coltivazione della vite del Vesuvio risale al V secolo a.C. Secondo
Aristotele furono i Tessali, antico popolo della Magna Grecia, a piantare i primi vitigni
nella zona vesuviana. Vitigni disposti sulle pendici del monte, su terreni di natura
vulcanica, legati alle vicende dellarea vesuviana che periodicamente hanno
danneggiato questa produzione vinicola fino alla disastrosa eruzione del 1944. Da allora,
si è avviato un recupero lento ma continuo fino ad arrivare alla d.o.c. Vesuvio, che se,
raggiunge una gradazione non superiore a 12 gradi si può fregiare della dizione Lacrima
Christi del Vesuvio.
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