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L'immagine di Procida e quella di un isola costretta di tempo in tempo,
come tutti i paesi di mare del nostro sud, dalla necessità di abbandonare i campi per
andare ad affrontare il mare, cosicchè la civiltà contadina e quella marinara si
intrecciano indissolubilmente. Ma torna anche l'immagine di una Procida operosa che dal
mare aveva saputo trarre non solo nutrimento ma stimoli ed una attività imprenditoriale
ad esso legata.
Già nel 1799, quando Procida ebbe ben 12 martiri della Rivoluzione
partenopea e fra loro cerano pure contadini e marinai, lisola aveva 200 barche
da pesca e 160 tartane; mentre al tempo del Regno delle due Sicilie possedeva un terzo
della flotta mercantile.
Con il passare del tempo le future generazioni hanno respinto ogni occasione
di aprirsi al turismo in modo previdente e intelligente, anzi, i turisti li hanno cacciati
via. Tutti i ragazzi andavano allIstituto Nautico. La navigazione andava fortissimo;
ma quando è andata in crisi e la ricchezza si è sgretolata, se ne sono andati in tanti e
lesodo continua ancora. Chi è rimasto si è dedicato alla pesca facendo la spola
tra il mercato del pesce di Pozzuoli e lisola Il menù proposto per questa serata
è in stile marinaresco, preparato dagli isolani in occasione della festa di San Giovanni.
Per secoli generazioni di contadini andavano proprio in quella notte alla ricerca di erbe
ed umori rugiadosi utilizzati per curare e prevenire malattie ed infezioni; perfino le
noci per il nocillo venivano raccolte nella notte della vigilia di San
Giovanni. A Procida in quella ricorrenza è sedimentato anche il ricordo di un evento
terribile: il 24 giugno dellanno 1544 lisola fu attaccata dai pirati del
feroce Kaireddin Barbarossa che rubarono e incendiarono e distrussero la chiesa di San
Michele, forse linsediamento religioso più antico dellisola, legato
direttamente al ricordo di San Benedetto. Per poter ricostruire la loro Abbazia i
procidani per ben 25 anni furono autorizzati dal Papa a pescare anche il giorno di festa!
I vini proposti per questa serata sono quelli indigeni dellisola
apprezzati già da San Gregorio Magno nellanno Domini 540 e Libero Bovio, magari
meno sacralmente di Papa Gregorio, che nel suo Brinneso sollevava il bicchiere
con vino e Proceta".
<< In alto a sinistra: "Corticella
di Procida" (2003) di AZTech Studio
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